martedì 28 ottobre 2025

da L’Eco del Chisone

Da togliere il respiro

di Derio Olivero, vescovo di Pinerolo


Sono a Romena per tenere una relazione. Un luogo bello, intenso, accogliente. Il relatore che mi ha proceduto ha citato una frase che mi è rimasta impressa. Dice così "La vita non si misura dal numero dei respiri, ma dai momenti che ci tolgono il respiro". In questa settimana ho avuto la fortuna di avere vari momenti che mi hanno tolto il respiro.  Ho fatto il pellegrinaggio a Roma con 100 pellegrini pinerolesi. Lì, almeno due momenti mi hanno tolto il respiro: il dipinto "La conversione di Paolo" e la messa celebrata all'altare centrale di San Paolo fuori le mura. Momenti intensi, profondi, emozionanti, evocativi… da togliere il respiro. Poi sono andato, a sera tardi, alla mostra su Caravaggio: "La cattura di Cristo" e “Marta e Maria" mi hanno tolto il respiro. Questa sera, dalla casa dove sono alloggiato, ho ammirato a lungo il castello di Poppi illuminato, sotto la luce della luna. Ho immaginato la sua lunga storia, ammirato la torre che svetta verso il cielo stellato. Un momento da togliere il respiro. Durante la giornata ho parlato con alcuni dei presenti, provenienti da varie parti d'Italia (quasi 400). Ho percepito in loro una grande sete. Mi hanno commosso. Attimi da togliere respiro. Nello stesso tempo porto in cuore attimi particolarmente brutti, che mi hanno ferito. Attimi che sono stati un pugno intenso al centro dello stomaco, da togliere il respiro a lungo. La settimana scorsa è morto un mio amico carissimo, amico da sempre. Il suo funerale è stato pesante. In alcuni momenti mi ha tolto il respiro. Questa settimana ho discusso in modo forte con una persona che mi sta molto a cuore. Porto dentro questa ferita. Sento il peso della distanza. E continua a togliermi il respiro. Non sono solo le cose belle a togliere il respiro. Anche il dolore toglie il respiro. Eppure capisco la verità della frase citata. Solo ciò che entra davvero dentro il cuore e nella carne lascia un segno. E può generare. Come il chicco di grano buttato nella terra. Solo il chicco che entra dentro la terra genera una spiga. Quello che cade sulla strada, sull'asfalto, resta in superficie, non "ferisce" la terra. Ma resta soltanto un chicco secco. Non genera nulla. Così, ogni giorno piovono su noi molti chicchi: un incontro, un messaggio, una telefonata, un sorriso, un’informazione, un libro, un film, una canzone, un acquisto, un regalo, un gelato con amici, una passeggiata, un successo, un dolore, un litigio, una delusione, una fatica, una malattia, una sorpresa, un dipinto… Sono tutti “chicchi di grano” che la vita semina su di noi. Molti “passano” senza lasciare segno. Non ci toccano, non stimolano i nostri pensieri, non solcano il nostro cuore. Passano, restano in superficie, scivolano via. Alcuni, per particolare bellezza o per particolare dolore, ci toccano, incidono, entrano nel profondo. Arano, scuotono, feriscono, accarezzano, consolano… e generano. In una parola: arricchiscono. Purtroppo, nella quotidianità, spesso siamo impermeabili, distratti, distanti, di corsa. E sprechiamo tanti attimi che sarebbero capaci di "toglierci il respiro”.  E arricchirci. A partire da questo attimo.


da L’Eco del Chisone 

<<La via italiana al dialogo interreligioso>>

di Paola Molino


Il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, già da alcuni anni presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana (dal 2021), è stato nominato da Papa Leone XIV, membro del Dicastero per il Dialogo Interreligioso.

Il Dicastero è composto da alcuni cardinali e monsignori.

Un impegno a tutto campo quello del vescovo di Pinerolo verso l'ecumenismo, a partire a livello locale dai fratelli della chiesa valdese.

Il Dicastero per il Dialogo Interreligioso ha il compito di promuovere il rispetto, la comprensione reciproca e la collaborazione tra cattolici e fedeli di altre religioni non cristiane. Non rientra tra le sue competenze il dialogo con l’ebraismo, affidato al Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Questo impegno ha radici profonde: si apre con il Concilio Vaticano II e arriva, con Papa Francesco, al capitolo della fratellanza umana, segnato dal Documento firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019.

Il vescovo di Pinerolo, Mons. Derio Olivero, in qualità di Presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana, è stato a febbraio di quest'anno ad Abu Dhabi, ospite dell'Abrahamic Family House, un importante centro del dialogo interreligioso mondiale attivo dal 2023, che include tre luoghi di culto nella stessa struttura - una moschea, una chiesa e una sinagoga. L'ente è nato sul solco del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, sottoscritto da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayeb proprio nel febbraio 2019, in occasione del viaggio apostolico negli Emirati Arabi Uniti.

Dal 21 gennaio 2025, a guidare il Dicastero è il cardinale indiano George Jacob Koovakad. Il segretario è monsignor Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage, originario dello Sri Lanka.
La loro missione si inserisce in un cammino di apertura e incontro che la Chiesa cattolica porta avanti da sessant’anni, promuovendo il dialogo come strumento di pace e convivenza.


Elena. Perché a chi si suicida in cella va restituito un nome


di Antonio Maria Mira 

Avvenire 25/10


Aveva 26 anni la 60esima persona che si è tolta la vita dietro le sbarre in questo anno tragico. Era detenuta a Sollicciano, in provincia di Firenze.

Lo scorso 7 settembre le agenzie di stampa danno la notizia di un suicidio nel carcere fiorentino di Sollicciano. Il 60° suicidio in un carcere italiano dall’inizio dell’anno, un anno drammaticamente da record, il terzo in quello di Sollicciano. Si legge che si tratta di una donna di 26 anni. Niente di più. Come quasi sempre accade per i suicidi in carcere. Solo un numero in più, come ha deciso di morire, solo quel momento, niente sul prima, nessuna storia, nessun perché sulla drammatica scelta. Come se quel gesto, quella cella, potessero rappresentare tutta una vita. Il carcere ti toglie tutto, non solo la libertà. Ma, come dice il fondatore del Gruppo Abele e di Libera, don Luigi Ciotti, che proprio in carcere ha cominciato il suo impegno, «il primo diritto di una persona è quello al proprio nome». Così nei giorni successivi scopro sui social che la ragazza si chiamava Elena Gurgu, rumena, arrivata in Italia ad appena 14 anni. Piena di speranza e di vita, ma la sua è stata una vita allo sbando tra droga, prostituzione, sfruttamento e carcere. La prima volta a 17 anni. E poi tanto corpo in vendita, per strada, sotto i ponti. Per italianissimi clienti pronti a comprarlo. E per strada anche dormiva. Ha un figlio che le viene tolto, come spesso accade a donne sbandate e sole come lei. Ma dopo quella decisioni lei sta sempre peggio. Sola, sempre più sola. Non riesce a stare neanche in comunità dove viene mandata in alternativa al carcere. Ma la cella si richiude per lei un anno fa, accusata dell'aggressione a un pensionato. Perché il crack, la terribile droga a prezzi stracciati ti straccia la vita, ti rende zombie, incoscienti e violenti. Ma Elena, quella vera, non quella «fumata», non è così. In carcere sembra pian piano riacquistare fiducia, grazie a operatori e volontari.

«Era una ragazzina alla ricerca disperata di affetto. Per tutta la vita si è sentita rifiutata», ricordano. Il carcere può essere l’occasione, grazie a persone che le vogliono bene. Così scopre il teatro, si diverte in cucina imparando i piatti toscani, partecipa alla messa. C’è chi scommette su di lei, su questa ragazzina diventata troppo presto donna e finita nel buio della solitudine. Forse Elena vede una luce, sembra serena, dicono ora i volontari. Il giorno prima di suicidarsi scherza con la compagna di cella facendole le trecce. In realtà non ha retto. Il carcere è sempre carcere e lei ci deve stare altri 4 anni. Così si impicca appesa con un lenzuolo al balconcino della cella. Sul muro lascia scritta una frase «Elena vi saluta». Il suo nome, la sua identità. Rivendicata fino all’ultimo. Al funerale solo 8 persone, operatori, volontari e il cappellano del carcere don Stefano Casamassima che così si rivolge a lei: «Qui attorno a te ci sono alcune persone che hanno saputo vedere il tuo desiderio di vita e di felicità, adesso siamo qui per affidarti al Padre, che conosce da sempre la tua dignità». Pochi ma veri amici per Elena, fantasma in vita e fantasma in morte. «Non notiziabile», diciamo noi giornalisti nel nostro crudo linguaggio. Ma è davvero così? Deve essere proprio così? Nessuna parola per i suicidi in carcere? Un morto in più - sempre se ce ne vogliamo accorgere - e si volta pagina. Invece «il carcere continua ad essere un luogo di disperazione per i detenuti e le detenute costretti in condizioni troppo spesso disumane e inaccettabili», è stato il commento dell’arcivescovo di Firenze, Gherardo Gambelli che lancia un appello: «Torniamo a chiedere un impegno concreto, che alle parole seguano i fatti, perché le carceri siano veri luoghi di educazione, di riscatto, di speranza e non di morte». Intanto i suicidi in carcere sono saliti a 65, ma sempre nessun nome, nessuna storia. In gran parte giovani, ventenni, l’età della speranza non della morte, di una vita davanti non di una vita da chiudere. Invece ci salutano e se ne vanno. Come Elena.  


da Il canto degli uccelli

di Anthony De Mello

Ed. Paoline


Cambia il mondo

Cambiando me

Il sufi Bayazid dice di se stesso:

<<Quand’ero giovane ero un rivoluzionario

e tutte le mie preghiere a Dio erano:

“Signore, dammi la forza di cambiare 

il mondo”>>.


<< Quand’ero ormai vicino alla mezza età e 

mi resi conto che metà della mia vita era passata senza che avessi cambiato una sola anima, cambiai la mia preghiera in: 

“Signore, dammi la grazia

di cambiare tutti quelli che sono

in contatto con me. Solo la mia famiglia

e i miei amici, e sarò contento”>>.


<<Ora che sono vecchio e i miei giorni

sono contati, comincio a capire quanto

sono stato sciocco. La mia sola preghiera ora è:

“Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso”.

Se avessi pregato per questo fin dall’inizio

Non avrei sprecato la mia vita>>.

Tutti pensano di cambiare l’umanità. Quasi nessuno pensa di cambiare se stesso.


Il saggio Confucio

Pu Shang una volta disse a Confucio:

<<Che razza di saggio sei se puoi dire 

che Yen Hui ti supera in rettitudine?

Che nel chiarire le cose

Tuan-mu Tz’u è superiore a te?

Che Chung Yu è più coraggioso di te?

E che Chuan-sun Shih è più dignitoso

di te?


Nell’ansia di ottenere una risposta

Pu Shang si agitò sul bordo della stuoia e

quasi cadde fuori.<<Se queste cose sono vere>>, 

disse, <<perché questi quattro uomini

sono tuoi discepoli?>>.


Confucio rispose: <<Rimani proprio dove sei

e te lo dirò. Yen Hui sa essere retto,

ma non sa essere flessibile.

Tuan-mu Tz’u sa chiarire le cose,

ma non sa rispondere

con un semplice si o no.

Chung Yu sa essere coraggioso,

ma non sa essere cauto.

Chuan-sun Shih sa essere dignitoso,

ma non sa essere modesto.

Ecco perché questi quattro uomini

sono contenti di studiare sotto la mia guida>>.


Il musulmano Jalal ud-Din Rumi dice: <<Una mano che è sempre aperta o sempre chiusa è una mano storpia. Un uccello che non sa aprire e chiudere le ali non volerà mai>>.


da Il Manifesto del 15/10/2025

Hanno fatto la pace


Violenze ed esercitazioni pubbliche. A Gaza le armi restano ad Hamas che spara sulle bande affiliate a Israele. E’ questo il <<successo>> di Trump e Netanyahu dopo due anni di sterminio. E la loro tregua è già violata: Tel Aviv uccide nove palestinesi e chiude il valico di Rafah.


Da Il Fatto Quotidiano del 20/10/2025

I beni dell’Ordine di Malta li gestisce il frate dei trust

Di Thomas Mackinson


La Chiesa degli affari nascosti e sporchi…


L’Ex banchiere porta i ricchi nei paradisi

L’8 ottobre scorso il Fatto ha avviato un’inchiesta sui conti e i privilegi del Sovrano Ordine di Malta, ordine religioso votato alle opere di bene che Papa Francesco voleva riformare imponendo ai frati di rinunciare ai lussi per vivere in convento a professare carità.  Ma quelli di Via Condotti preferiscono jet, maggiordomi e indennità fino a 10 mila euro al mese. A gestire il patrimonio donato ai poveri c’è Fra Francis J. Vassallo, ex banchiere con voto di povertà e una società di consulenze per trust, yacht e residenze fiscali.


A Qormi, sobborgo industriale a dieci minuti dall’aeroporto, c’è una palazzina beige e blu con una targa lunga come un autobus: FJ Vassallo&Associates Group. E’ la sede del gruppo di consulenza che porta il suo nome. Sul sito si legge: Helping you grow your wealth - “Aiutarti a far crescere la tua ricchezza”. Per farla crescere, il frate che ha fatto voto di povertà mette a disposizione tutto il suo know-how di ex banchiere: trust, fondazioni, pianificazione fiscale, immatricolazioni di yacht e residenze agevolate per chi cerca un porto sicuro - anche fiscale. Altro che opere di misericordia: qui si assiste solo i ricchi a restare tali, spiegando come evitare di pagare le tasse.


Gruppo biblico del martedì, oggi 28 ottobre


Care amiche e amici del gruppo biblico del martedì,

Stasera ci incontreremo alle ore 18:00 per continuare la lettura e la riflessione sul libro dell'Esodo. Oggi leggeremo i capitoli 19 e 20.

Ci si potrà collegare a partire dalle ore 17:45.

Questo è il LINK per il collegamento:

meet.google.com/ehv-oyaj-iue

A più tardi.

Sergio

domenica 26 ottobre 2025

Da Il Manifesto del 17/10/2025

Mangeremo armi?

Droni a colazione


La spesa militare dei Paesi dell’Unione europea sta per toccare il traguardo dei 400 miliardi. E procediamo verso il <<big bang>>, esulta la Commissione. Ma ognuno spende per sé: il 90% del costo ricade sui bilanci nazionali, a scapito della spesa sociale. Mangeremo armi…




Da Il Manifesto del 17/10/2025

La guerra dopo


Cento palestinesi uccisi in 10 giorni e 153 tonnellate di bombe sganciate domenica: a Gaza la tregua è un miraggio. Israele applica il <<modello Libano>> e impedisce il ritorno dei palestinesi. Anche con nuovi muri di cemento per prendersi definitivamente il 53% della Striscia…


Il tempo del giudizio dei Santuari mariani

di Franco Barbero - Pinerolo 26 ottobre 2025


È stato un periodo in cui i santuari mariani di Medjugorje, Lourdes e Fatima e la Tenda di Gionata hanno visto una presenza numerosissima di omosessuali. Il centro è stato il santuario di Fatima anche perché nel mondo omosessuale a Lisbona si celebra la giornata mondiale che ogni anno richiama migliaia di giovani che vengono da ogni parte del mondo. Qua e là i santuari con una teologia mariana diffondono una mariologia che talvolta promette di guarire e porta sempre con se il fascino materno, le immagini della tenerezza  e della dolcezza di cui tutti nella vita quotidiana abbiamo bisogno. Anche la diffusa ripresa della recita del rosario distoglie dal cuore della fede cristiana che ha in Dio l’unico Dio e in Gesù il suo profeta che per noi è l’indicatore del cammino della fede cristiana.


L’ultimo anno con il nuovo papa molto madonnaro il culto mariano ha ripreso nuovo slancio. Ciò avviene non solo nei celebri santuari ma anche in Piemonte ha ripreso in molte parrocchie e comunità monacali l’uso del rosario e talvolta addirittura l’uso delle litanie. Si tratta di capire che i tempi a volte procedono rilanciando il passato. 

Novembre e dicembre sono i due mesi in cui liturgie e devozioni hanno in molte feste un ritorno mariano.

Scrivo queste cose, come ho sottolineato in molti miei libri, perché esiste, per la maturità della fede cristiana non il disprezzo della mariologia, ma la necessità di un passo storico importante. Occorre riscoprire Maria quella vera e liberarci della mariologia liturgica e dogmatica. La Maria vera sposa di Giuseppe e madre di una numerosa famiglia è la Maria che è presente al cenacolo e diventa una vera credente con i discepoli, e non retrocede dalla fede nel Dio che l’ha resa parte attiva della comunità primitiva.


In 3 dei miei libri ho scritto le donne che Amo, la donna Maria che amo e che ricevo da lei la testimonianza di fede.

Deposta la valigia di dogmi, di invenzioni devozionali, del rosario e delle liturgie che declinano i dogmi ecclesiali forgiati nei secoli, scompare la Madonna in mille versioni e scopro la Maria reale, non quella sempre vergine, non quella delle infinite apparizioni.

Certo, della Maria dei dogmi e delle molte devozioni, ora fatta addirittura madre di Dio (bestemmia incredibile) occorre liberarsi delle litanie e delle molte leggende delle apparizioni.

Nella biblioteca delle comunità di base di Pinerolo potete trovare una riflessione teologica che valorizza Maria di Nazareth, liberata dai dogmi e dalle festività che costruiscono secolo dopo secolo la Madonna ecclesiastica.


Da Domani del 20 ottobre 2025

Il problema della Chiesa

Mozzetta extralarge. La “disperazione” del sarto del papa.

a cura di Stefano Iannaccone


Leone XIV deve rifarsi l’abito. O meglio la mozzetta, paramento tradizionale che il papa americano ha deciso di indossare, a differenza del suo predecessore Francesco. Il "sarto del papa", come è stato ormai ribattezzato Ety Cicioni, è in ambasce perché la taglia indossata da Robert Francis Prévost è troppo grande rispetto al fisico asciutto e atletico del pontefice. A Cicioni non piace vederlo così negli incontri pubblici, nonostante non sia lui il responsabile di queste imprecisioni. Il sarto aveva infatti consegnato una mozzetta di taglia unica, come accade prima dell'elezione di un papa. Una soluzione che può andar bene a qualsiasi cardinale, in attesa di fare un lavoro più certosino dopo l’elezione. Solo che Leone XIV non ha ancora preso le misure precise. Il sarto il papa hanno preso insieme una decisione: Cicioni cercherà di regalare una mozzetta nuova al pontefice con l’arrivo del Natale.


Don Franco Barbero - Lunedì 20 ottobre 2025 

Questi sono i problemi del papa! Chissà le mutande. Quanti problemi creano al papa. E’ un caso di malattia cerebrale inguaribile. Questo papa non sa cos’è la vita vera ha la struttura psicologica da idolo impazzito. Mi raccomando, pregate per la mazzetta e le mutande di questo papa attaccato solo alle apparenze.


da Tempi di Fraternità - ottobre 2025

La speranza ci salverà 

di Luigi Giario


Soffriamo di iper-identificazione con i mali del mondo, patiamo la tendenza a farsi carico eccessivamente dei problemi globali?

In questo momento storico risulta difficile per chi ha una spiccata sensibilità interiore non cadere in questa sindrome che può portare stress e ansia, e anche importanti effetti sulla salute, soprattutto se non si riesce a tradurre questa preoccupazione in azioni concrete o a gestire le proprie emozioni in modo efficace. Mai come in questa contingenza assistiamo impotenti a una degenerazione del genere umano e segnatamente dei suoi capi. Mentre alla fine del conflitto mondiale sono emerse in Europa grandi personalità e, direi, persino anime grandi che hanno saputo far tesoro della tragedia della guerra per cercare di portare l'Europa verso un'era di pace, oggi invece abbiamo la peggior classe dirigente che si possa immaginare. Di più, qualcuno ha detto che raramente nella storia, tra i potenti del mondo, ci sono stati tanti stupidi così cattivi e tanti cattivi così stupidi come in questo momento. In merito a Trump e Putin, vale la pena stralciare quanto ha scritto Matteo Lancini su La Stampa:

“Entrambi hanno occhi di ghiaccio, qualcuno li definisce rettiliani. Poveri rettili. Sangue freddo, senza emozioni né pietà, gelidi statisti, calcolatori spregiudicati. Talmente ricchi e potenti da avere ormai poco in comune con gli altri essere umani". Siamo giustamente sgomenti di fronte alle atrocità che si commettono a Gaza, tanto da invocare il genocidio, un termine che avremmo voluto estirpare dal vocabolario, ma gli esperti di queste tristissime cose, ci dicono che con minore esposizione mediatica ci sono altre immani tragedie che coinvolgono milioni di persone innocenti costrette a fuggire dalle loro case, oggetto di massacri indiscriminati, di privazioni inenarrabili. In Africa la Repubblica Democratica del Congo, come denunciato più volte da p. Zanotelli, poi in Etiopia, Somalia, Sudan e Sudan del sud, senza dimenticare lo Yemen. Guerre per lo più provocate direttamente o indirettamente dall'occidente neoliberista, predatore insaziabile.

In quest'ambito l'Ucraina merita ancora di essere posta all'ordine del giorno perché l'orribile guerra continua senza sosta e i tentativi (sinceri?) sinora attuati non hanno portato ad alcun risultato. Il recente incontro Trump-Putin si è risolto in un colossale show dove l'aspirante autocrate si è conformato all'autocrate consolidato, pare senza ottenere risultati tangibili, se non il reciproco appoggio alle loro politiche egemoniche. 

Siamo di fronte a fenomeni perpetrati dalla sfrenata ingordigia umana, dalla libidine del potere, di cui i mercanti d'armi sono la rappresentazione plastica della ferocia che non conosce né limite, né tregua, nemmeno più coperta da quell'ipocrisia che faceva pensare alla vergogna. In questa situazione, difficile poter fare qualcosa di utile, difficile vedere un barlume di luce nel nero pece che ci circonda.

Partecipiamo a un duplice rischio esistenziale: il primo è quello accennato del totale coinvolgimento emotivo che travolge molte anime sensibili, l'altro è la disperazione, lo scoraggiamento, il pessimismo radicale che dice: non c'è niente da fare, è sempre stato così, bisogna rassegnarsi e chiudersi nel proprio guscio, come dicono a Napoli "adda passà ‘a nuttata”. Un atteggiamento che, secondo l’economista Stefano Zamagni, sfocia nel “misoneismo”, che sarebbe come dire l’apice del conservatorismo.